La lussazione consiste nel distacco del braccio dalla spalla, la definizione è la perdita completa e permanente dei rapporti articolari tra la cavità glenoidea della scapola e la testa dell’omero. Spesso, i pazienti entrano in ambulatorio dicendo: "mi è uscita la spalla".
Colpisce soprattutto i giovani e gli adulti tra i 20 e i 40 anni, raramente interessa gli anziani e i bambini. La stragrande maggioranza delle lussazioni avvengono nei soggetti di sesso maschile.
La lussazione più comune è quella anteriore, in cui l’omero si sposta davanti alla glena della scapola.
Quando succede, il soggetto avverte un dolore trafittivo, molto intenso e non riesce a muovere il braccio.
È fondamentale recarsi subito al pronto soccorso per far ridurre la lussazione dall’ortopedico, se ciò avviene dopo 24 ore può compromettere il futuro utilizzo della spalla.
Il paziente si presenta sorreggendo il braccio lussato con quello sano ed ha una spalla visibilmente deformata.
Nella sublussazione i capi articolari perdono i rapporti reciproci in maniera incompleta e temporanea, non è necessaria la riduzione perché la situazione tende a ritornare alla normalità con il tempo.
Premessa anatomica
Radiografia di spalla normale ridotta dopo lussazione.
L’articolazione della spalla è la più complessa del corpo umano e permette all’omero di muoversi in tutti i piani di movimento: sagittale, frontale e orizzontale. Questa libertà di movimento è possibile perché l’articolazione gleno-omerale lavora in sinergia con il complesso formato da scapola e clavicola. La giuntura dell’Anca, tra femore e bacino, pur permettendo il movimento su tutti i piani, permette movimenti più limitati della spalla. La testa dell’omero è circondata dalla cavità glenoidea solo per il 30% circa della sua superficie. Per mantenere il braccio unito al tronco sono necessari mezzi di unione capsulo-legamentosi e muscolari, questo rende molto più facile il distacco tra le due ossa rispetto alla giuntura dell’anca in cui il femore è inserito per il 70% nell’acetabolo.
Qual è la causa?
Tac di un paziente con lussazione della spalla, l'omero è uscito dalla glena e si trova al di sotto della sua sede anatomica.
Generalmente la causa di lussazione è un trauma indiretto come una caduta con le mani davanti. I soggetti più colpiti sono sportivi che praticano rugby, sci e hockey. Raramente si vedono spalle lussate a causa di un trauma diretto o un contrasto. La causa può essere anche la lassità dei legamenti perché questo comporta una minore stabilità dell’articolazione. Infine alcuni pazienti presentano lesioni capsulo-legamentose e degenerazione dei tendini che quindi non riescono a fornire la necessaria pressione della testa dell’omero verso le glena.
Quali sono i segni e i sintomi?
La testa dell’omero è visibilmente spostata dalla sua zona anatomica, quindi si può apprezzare il “segno della spallina” cioè l’acromion sembra spostato verso l’esterno rispetto al braccio.
A seguito del trauma la spalla si presenterà con edema, rossore e calda, segni tipici di infiammazione. Il paziente avverte un dolore alla spalla insopportabile e non riesce a muovere il braccio.
Come si effettua la diagnosi?
Per diagnosticare la lussazione di spalla è necessario un esame clinico che consiste nella raccolta dell’anamnesi, l’osservazione e la palpazione della spalla alla ricerca di segni tipici di lussazione: deformazione dell’articolazione della spalla, acromion sporgente e rigidità in ogni movimento del braccio. Se i sintomi sono quelli tipici di questo infortunio, l’ortopedico può chiedere la conferma radiografica.
Cosa fare? Qual è la terapia adatta?
La prima cosa da fare è la riduzione della lussazione da parte dell’ortopedico che rimette la testa dell’omero nella cavità glenoidea con delle manovre manuali.
Dopo la riduzione, la spalla viene immobilizzata con un tutore o un bendaggio tipo Desault per un periodo di circa 3 settimane. Quando si toglie il tutore, i movimenti del braccio saranno dolorosi e la mobilità molto limitata.
Bisogna iniziare subito con la riabilitazione per riprendere la massima forza e particolarità. Per un buon recupero si accompagna la terapia fisica con Ultrasuoni, Laser CO2 o Tecar® a lunghe sedute di esercizi in palestra, prima passivo e appena possibile attivo.
I tempi di recupero sono diversi da paziente a paziente, molto dipende da quanta attività si svolge con il braccio.
È necessario almeno un mese per recuperare l’articolarità, ma per eliminare completamente il dolore potrebbe servire più tempo.
Quando si termina la riabilitazione si può tornare alla vita svolta precedentemente e all’attività sportiva. Alcune volte, soprattutto, nei giovani sportivi, si procede con l’intervento chirurgico in artroscopia per riparare le strutture lesionate: labbro glenoideo, capsula, tendini o legamenti.
Possono accompagnarsi alla lussazione anche complicanze gravi come la frattura nell’epifisi prossimale dell’omero e la lesione del nervo circonflesso.
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La complicazione più frequente è la recidiva e la lassità dei legamenti che non riescono a stabilizzare la testa dell’omero nella glena. L’omero è tenuto contro la scapola per azione soprattutto di quattro muscoli che formano la cuffia dei rotatori: sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo e sottoscapolare. I tendini di questi muscoli possono stirarsi durante l’infortunio, inoltre il cercine glenoideo e la capsula possono lesionarsi parzialmente. Come conseguenza della lussazione, le strutture stabilizzatrici perdono parte della forza stabilizzatrice, quindi è sufficiente un trauma minore per avere una recidiva. L’ultimo stadio consiste nella lussazione abituale in cui è possibile che si presenti anche di notte o con sforzi minimi. La prevenzione delle recidive può essere chirurgica oppure fisioterapica, se le lesioni sono parziali con le terapie fisiche e un buon programma di rinforzo muscolare della cuffia dei rotatori si ridà la necessaria solidità alle strutture che costringono la testa dell’omero nella glena omerale.
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