giovedì 30 ottobre 2014

Borsite del ginocchio


Cos'è la borsite del ginocchio?
Borsite significa infiammazione della borsa sierosa, cioè una piccola struttura chiusa con all'interno del liquido sinoviale.
Questa borsa serve per favorire lo scorrimento di tendini e legamenti. 
Se la borsa si infiamma, cresce la produzione di liquido sinoviale, quindi aumenta il volume fino a formare una bolla visibile a occhio nudo.
In certi casi si lesionano alcuni vasi sanguigni presenti all'interno della borsa e riversano del sangue all'interno che si accumula formando un ematoma, questo è il caso della borsite emorragica.
La borsa del ginocchio è tra quelle che più facilmente va incontro ad infiammazione, insieme a quella della spalla, del gomito e dell'anca.

La borsite infiammatoria è provocata da un infiammazione ed è la più frequente, questa può essere:
  • da sovraccarico se è provocata da attività ripetitive non fisiologiche;
  • chimica se è causata da certe sostanze;
  • settica se è la conseguenza da un infezione batterica o virale.


Quali sono i sintomi della borsite del ginocchio?
La sintomatologia della borsite del ginocchio comprende dolore, zoppia, limitazione funzionale e rigidità.
Il paziente lamenta delle fitte molto intense, come delle stilettate.
I segni sono gonfiore causato dall'aumento del liquido sinoviale, se l'infiammazione è accompagnata da infezione il ginocchio sarà rosso e caldo.
La tumefazione può essere molto voluminosa e sembrare una palla davanti al ginocchio.
Una borsite emorragica sarà caratterizzata da un ematoma ben visibile.
Se si preme sulla borsa o si eseguono movimenti di flessione ed estensione del ginocchio si esacerbano i sintomi.

La borsite settica provoca anche la febbre, generalmente è presente una ferita da cui è partita l'infezione.



Cause della borsite del ginocchio?
La borsite del ginocchio può essere provocata da una pressione continua, da un trauma diretto o microtraumi ripetuti o dalla ripetizione prolungata di alcuni gesti e movimenti.
Le persone che stanno inginocchiate tutto il giorno, per esempio i posatori e certi falegnami possono sviluppare una borsite.
Gli atleti che giocano a rugby, calcio, football o arti marziali rischiano di avere questo disturbo, anche i pallavolisti possono esserne interessati perché cadono spesso sul ginocchio.
L'infiammazione della borsa della zampa d'oca o del semimembranoso è provocata da sovraccarico funzionale.
Tra i fattori che possono predisporre alla borsite sono le malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide e la gotta.




Quali sono gli esami strumentali utili per la diagnosi di borsite del ginocchio?
Generalmente l'esame clinico, l'osservazione dell'area dolente, la palpazione e l'anamnesi sono sufficienti al medico per arrivare alla diagnosi di borsite al ginocchio.
Se il dottore ritiene utile approfondire per assicurarsi che non ci siano fratture, può prescrivere una radiografia per accertarsi che non ci siano fratture o altri disturbi di tipo osseo.
La conferma della borsite arriva da un ecografia muscolo-scheletrica che riesce mostra i tessuti molli: muscoli, tendini, legamenti, borse, ecc.
Il medico può prescrivere anche gli esami di laboratorio e può far analizzare il liquido interno della borsa.


Come si arriva alla diagnosi di borsite del ginocchio?
Il medico eseguirà la palpazione sulla zona infiammata, controllerà l'anamnesi, farà i test muscolari e verificherà la presenza dei segni caratteristici della patologia.
Se lo ritiene utile prescriverà degli esami strumentali (ecografia, radiografia) e degli esami di laboratorio (esami del sangue, analisi del liquido della borsa).
La diagnosi differenziale si fa tenendo presente che il paziente potrebbe avere una frattura ossea oppure una contusione con ematoma, ma in quest'ultimo caso i sintomi sono diversi perché non c'è una riduzione dell'ampiezza del movimento.
Il medico di base può indirizzare il paziente ad un ortopedico che faccia la diagnosi e imposti la terapia.


Qual'é la terapia per la borsite del ginocchio?
La terapia varia in base al tipo di borsite di cui soffre il soggetto.
In ogni caso, appena si presenta la patologia bisogna applicare la crioterapia o ghiaccio per evitare l'aggravamento dell'infiammazione.
Il ghiaccio si tiene per 20 minuti, tre volte al giorno, non serve tenerlo di più.
Se la borsite è emorragica, traumatica o infiammatoria da sovraccarico si tratta allo stesso modo, quindi con riposo, crioterapia, protezione della zona con ginocchiera per evitare ulteriori traumi.
Le terapie possibili sono:
Se le terapie non fossero sufficienti l'unica possibilità è chirurgica di pulizia ed eventualmente di rimozione della borsa.
L'intervento consiste in un incisione sulla pelle sopra alla borsa e nell'asportazione totale della borsa.
L'operazione si esegue in anestesia locale, non si fa in day hospital, il paziente viene ricoverato per una notte.

In caso di borsite settica il medico può prescrivere gli antibiotici.

Per qualunque dubbio chiedere al dottor. Defilippo qui nel forum.

Come si previene la recidiva in caso di borsite del ginocchio?
La prevenzione si attua cercando di evitare le situazioni che possono provocare la borsite, quindi le posizioni inginocchiate se proprio si devono mantenere, è meglio appoggiarsi su una superficie morbida come un cuscino.
Lo sport e le attività lavorative che prevedono un movimento ripetitivo per lungo tempo è meglio ridurle al minimo possibile.


Ambulatorio Privato di Fisioterapia 
Dr. Massimo Defilippo Fisioterapista
Tel 0522/260654 

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Aut. Sanit. n° 3138 del 16/02/2009 Dir. San Dr. Defilippo Giovanni Medico Chirurgo

Borsite del calcagno


Che cos'é?
La borsite calcaneare è una patologia infiammatoria che colpisce le borse sierose relative al tallone: la borsa retrocalcaneare e la borsa sottocutanea.
Questo contenitore pieno di liquido serve per diminuire l'attrito tra i tendini e le ossa oltre a distribuire in maniera omogenea il carico sull'articolazione.
La borsa retrocalcaneare si trova nella parte dietro al tallone, tra questo e il tendine d'achille.
La borsite calcaneare consiste nell'infiammazione di una borsa sierosa che si gonfia di liquido e aumenta di volume.
Il tallone è un osso fondamentale nella dinamica del cammino dato che è il primo ad appoggiare a terra e a tramettere il peso del corpo sul terreno.

Le borsiti possono essere:
  • ·        fisiche, se sono causate dal sovraccarico o dall'eccessivo sfregamento delle strutture circostanti;
  • ·        chimiche, se sono provocate da alcune sostanze derivate da processi infiammatori e degenerativi dei tendini;
  • ·        settiche, se sono causate da batteri come lo stafilococco;
  • ·        emorragiche, se accadono in seguito a traumi che riempiono di sangue la borsa.



Quali sono le cause dalla borsite calcaneare?
Le cause principali della borsite sono i traumi, in particolare nel caso della borsa retrocalcaneare si vedono parecchi sportivi che hanno subito delle distorsioni della cavigliacontusioni.
Gli atleti che corrono molto: calciatori, runner, podisti, giocatori di volley o pallavolo, basket, rugby ecc. possono sviluppare questo disturbo a causa del continuo sfregmento dei tendini provocato dal movimento della caviglia.
Lo sport su terreni duri può obbligare il tallone a lavorare male per assorbire gli urti durante la corsa e i cambi di direzione.
Il cambio di calzature può causare un sovraccarico del tendine d'achille, soprattutto se si passa da scarpe con tacco alto che tengono il tendine accorciato e rilassato a scarpe da ginnastica o senza tacco che mettono in stiramento il tendine d'achille.
Anche una scarpa troppo larga o slacciata come usano spesso i giovani può causare uno strofinamento sulla zona posteriore del tallone che contribuisce a infiammare la borsa.
Gli sportivi della domenica sono altri soggetti che possono sviluppare una borsite calcaneare perché provocano delle sollecitazioni ad un tendine che non è abitutato.

Anche le patologie reumatiche possono causare una borsite calcaneare, in particolare


  1. gotta;
  2. artrite reumatoide;
  3. collagenopatie


Quali sono i sintomi della borsite calcaneare?
Chi è affetto da borsite calcaneare avverte dolore durante il cammino, durante i movimenti della caviglia anche senza carico e alla pressione sull'infiammazione, nei casi più gravi può essere insopportabile.
Il fastidio è localizzato nella regione posteriore e superiore del tallone e si presenta alla pressione, durante il cammino e la corsa.
Nel caso di borsite post-traumatica è possibile avvertire dolore nei movimenti senza carico, per esempio da sdraiato.
Lo stiramento del polpaccio causa un allungamento del tendine d'achille, quindi può provocare fitte nei pazienti con borsite calcaneare.

Come si arriva alla diagnosi?
Per la diagnosi di borsite calcaneare si fa un ecografia al tallone, l'ecografista vede l'ispessimento della borsa che si trova dietro al calcagno.
Il medico cercherà i segni e i sintomi tipici del disturbo e con l'anamnesi stabilirà se il fastidio è causato dalla borsa oppure da altre patologie del piede.

Per qualunque domanda chiedere al Dott. Defilippo nel forum.




Cosa fare? Qual'è la terapia più adatta?
La borsite calcaneare infiammatoria dev'essere trattata sotto tutti gli aspetti, è necessaria prevenzione di recidive, la risoluzione dell'infiammazione e la rimozione della causa del disturbo.
Uno sportivo che sovraccarica il tallone e il tendine d'Achille dovrà mettersi a riposo per un breve periodo, poi avrà bisogno di correggere la calzatura, il terreno di gioco odi inserire un plantare nella scarpa per rendere omogeneo l'appoggio del piede.
Se questo non fosse sufficiente il medico deciderà se iniziare una terapia antinfiammatoria a base di farmaci e infiltrazioni o la fisioterapia.

Se il disturbo è post-traumatico ci si concentrerà sull'infiammazione e sulla modificazione anatomica che hanno subito le ossa del piede, infatti un trauma può spostare il tallone rispetto all'astralago o alla tibia e al perone.
Questo slivellamenti minimo, millimetrico cambiare lo scorrimento delle ossa tra loro e mantenere l'infiammazione.
Se la borsite persiste per diversi giorni è opportuno andare dal medico di base o dallo specialista (fisiatra oppure ortopedico) che deciderà se prescrivere antinfiammatori o terapie fisiche (ad esempio la Tecar® o  la magnetoterapia) e manuali.

Una borsite provocata dal cambio di calzatura dovrà essere curata tornando alla vecchia scarpa o semplicemente inserendo un plantare che abitua il piede ad appoggiare correttamente a terra.

Se la causa della borsite è una patologia reumatologica come la gotta, il medico che se ne occupa è il reumatologo che consiglierà una terapia farmacologica.


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Artrosi delle mani

Che cos'è l'artrosi della mano?
L'artrosi alle mani è un disturbo che compare con l'età e colpisce le articolazioni tra metacarpo e le falangi, tra falange e falangina o tra l'osso trapezio e il primo metacarpo, in questo caso si dice rizoartrosi.
L'articolazione è formata dalle ossa e da altre strutture che si trovano tra esse o intorno a queste.
La cartilagine è una sostanza liscia e morbida che serve per ridurre l'attrito e migliorare lo scorrimento.
Nella giuntura si trova anche una membrana sinoviale, cioè una pellicola intorno alle ossa che contiene liquido lubrificante e riduce l'attrito mentre le ossa si muovono.
Dopo che la cartilagine si consuma e si riduce, si notano delle alterazioni strutturali nell'articolazione, si formano zone di osso più dense e altre più porose, inoltre la membrana sinoviale si infiamma.
L'articolazione tra il metacarpo e la falange è colpita da artrosi soprattutto negli uomini che hanno svolto per tanti anni dei lavori manuali pesanti (muratori, falegnami, ecc.), ma causano meno disturbi e non provocano deformità.
A livello estetico e doloroso è peggio l'artrosi delle articolazioni tra le falangi perché possono deviare e sviluppare dei noduli fibrosi, in questo caso sono più colpite le femmine.
La rizoartrosi (l'artrosi tra l'osso trapezio e il primo metacarpo) si forma soprattutto nelle donne ed è più grave in una mano rispetto all'altra.
A questo livello l'artrosi può causare più dolore, anche di notte e provoca limitazione funzionale anche grave.


Quali sono le cause dell'artrosi della mano?
L'artrosi è una malattia idiopatica (le cause non sono conosciute) ma tanti fattori possono contribuire a degenerare l'articolazione.
L'artrosi nasce in maniera subdola e si evolve molto lentamente, il paziente inizia a soffrire in fase avanzata quando i segni e i sintomi sono già relativamente gravi.
L'artrosi si presenta soprattutto negli anziani perché è una conseguenza dell'invecchiamento articolare, colpisce soprattutto le donne dopo la menopausa.
I fattori che influenzano la degenerazione della giuntura sono soprattutto: il tipo di lavoro, la genetica, i traumi importanti e le fratture che si curano con l'immobilizzazione prolungata.


Quali sono i sintomi dell'artrosi della mano?
I sintomi dell'artrosi alle mani e alle dita sono: dolore, gli scrosci articolari e la rigidità, inoltre la mano può essere gonfia.
Il problema più frequentemente lamentato dal soggetto con artrosi è il dolore, soprattutto nella prima mezz'ora dal risveglio o dopo essere stato fermo per almeno un ora.
La gravità è peggiore dopo un periodo di immobilità, mentre quando l'articolazione inizia a muoversi il dolore è quasi assente, ma si avverte dopo alcuni sforzi o dopo lavori prolungati.
Nella fase più avanzata si sentono delle fitte anche a riposo e a letto.
I sintomi si esacerbano con l'umidità o prima che piova.
I segni visibili sono il gonfiore provocato dall'infiammazione e i noduli che possono essere:
  1. Noduli di Heberden sulle falangette (falangi distali),
  2. Noduli di Bouchard a livello delle falangi prossimali.
Man mano che avanza l'artrosi, le articolazioni tendono a irrigidirsi e il movimento diventa limitato.
La mano si deforma perché le falangi distali o falangette si deviano lateralmente.

In caso di rizoartrosi, il dolore può diventare molto intenso, rendendo impossibili anche i movimenti più semplici del pollice.
L'artrosi tra osso trapezio e metacarpo può determinare un esostosi perché il primo metacarpo si sposta e la mano diventa simile a un quadrato.


Come si arriva alla diagnosi dell'artrosi della mano?
Il medico valuterà le condizioni del paziente, controllerà la mano per vedere se ci sono deformità o noduli di  Heberden, proverà a muovere le dita facendo attenzione ad eventuali rumori.
Se il paziente ha un età superiore ai 50 anni ci sarà un sospetto fondato che abbia l'artrosi nella mano, quindi può prescrivere una radiografia per avere conferma oppure prescriverà  direttamente una terapia se non ha dubbi.
L'esame strumentale più adatto per sapere se l'articolazione è degenerata sono i raggi X che evidenziano bene le condizioni dell'osso, la rima articolare, eventuali deformità e osteofiti.
Molti anziani con artrosi interfalangea ed evidente deviazione laterale della falange più distale, non avvertono sintomi o dolore, ma solo un inestetismo.
La diagnosi differenziale si fa con l'artrite reumatoide dato che entrambe provocano dolore e noduli, inoltre le tendiniti e tenosinoviti possono dare gli stessi sintomi, in particolare la sindrome di De quervain può somigliare ad una rizoartrosi.
Per maggiori informazioni scrivere un post nel forum del Dr. Defilippo.


Qual'é la terapia per l'artrosi della mano?
L'artrosi è un processo degenerativo dal quale non si torna indietro, quindi l'unica terapia efficace è quella che controlla il dolore e i sintomi oltre a rallentare l'evolversi della patologia.
Nelle fasi algiche o infiammatorie, il medico può prescrivere dei farmaci antinfiammatori non steroidei oppure della fisioterapia (magnetoterapia, Ultrasuoni terapia, Paraffinoterapia)  e riabilitazione per controllare i sintomi.
Se tutte le terapie effettuate non bastassero a risolvere il problema si può optare per l'intervento chirurgico.
In caso di rizoartrosi l'ortopedico può rimuovere completamente l'osso trapezio e ripristinare la capsula e i tendini per creare una nuova articolazione (artroplastica)
Se l'artrosi è localizzata tra le falangi delle dita, è possibile impiantare una protesi che sostituisce l'articolazione.
Meno utilizzata è la tecnica dell'artrodesi, ovvero la fusione della falange intermedia e di quella distale in estensione.


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Artrosi del ginocchio o gonartrosi


L'Artrosi del ginocchio o gonartrosi

A lungo andare, un ginocchio con la cartilagine fissurata o molto assottigliata porta ad un processo di degenerazione articolare denominato gonartrosi con interessamento di tutte le strutture che la compongono: ossa, menischi, membrana sinoviale, capsula articolare, legamenti e muscoli.
Riguarda prettamente gli anziani perché lo spesso strato di cartilagine tra femore, tibia e rotula necessita di molti anni per usurarsi oltre ai fattori predisonenti che sono gli stessi delle condropatie.
L'artrosi colpisce prevalentemente l'anca (coxartrosi) e il ginocchio, quest'ultimo interessa una donna su quattro e più del 10% dei maschi oltre i 65 anni, spesso insorge in soggetti che lo hanno utilizzato troppo o in modo scorretto.

Si definisce una patologia cronica-degenerativa perché non tende a risolversi positivamente, anzi invecchiando si va verso l'impotenza funzionale e addirittura un blocco articolare.
Con la progressione della gonartrosi, l'osso reagisce con dei tentativi di riparazione e di aumento della superficie articolare, al posto della cartilagine lesionata si formano degli osteofiti cioè becchi di osso, addensamenti ossei vicino al periostio e profondamente a questi hanno origine le cavità geodiche (zone a minor densità ossea).
E' una patologia che risente molto delle condizioni climatiche; un'artrosi in fase asintomatica può ripresentarsi a causa del freddo e dell'umidità.
L'artrosi può essere considerata una malattia professionale in certi casi: per esempio chi utilizza il martello pneumatico (mani, gomito spalle); i camionisti (colonna vertebrale lombare); chi lavora in ufficio al computer (cervicale).




Sintomi e Segni
L'artrosi può avere un grado di evoluzione dal primo al quarto, all'inizio compare dolore solamente durante il carico, con l'evoluzione della patologia può dare dolore anche a riposo seduti o sdraiati.
Spesso il ginocchio s'infiamma e si gonfia per l'eccesso di produzione di liquido sinoviale, questo insieme alla formazione di osteofiti limita il movimento.
Durante la giornata il periodo più doloroso è al mattino prima che l'articolazione si scaldi, durante la giornata tende a diminuire, ma si riacutizza dopo uno sforzo.
Generalmente nei soggetti sintomatici la deambulazione diventa difficoltosa, i passi si accorciano e i pazienti zoppicano.
Il clima umido e il freddo possono far comparire un forte dolore nell'arco di poche ore, infatti chi soffre di artrosi “sente quando cambia il tempo”.
I pazienti, generalmente anziani, tengono in tensione i muscoli della coscia come meccanismo spontaneo di difesa dal dolore, questo aggrava il quadro clinico perché causa contratture muscolari.
Negli ultimi stadi dell'artrosi si avvertono scrosci articolari durante il movimento.

Diagnosi
In pazienti anziani, lo specialista stila un'accurata anamnesi e svolge un esame obiettivo per capire se presentano sintomi e segni caratteristici, successivamente prescrive una radiografia in piedi.
Se le lastre mostrano un'avvicinamento femoro-tibiale o femoro-rotuleo e superfici articolari che presentano osteofiti e cavità geodiche, allora siamo in presenza di artrosi.
Nel caso in cui ci sia l'indicazione di una protesi l'ortopedico può prescrivere una TAC o una RMN.
Può capitare di confondere una sciatalgia, cruralgia o sindrome del piriforme con la gonartrosi perché il paziente si lamenta solo del dolore al ginocchio durante la deambulazione, quindi è opportuno indagare anche su eventuali sintomi alla coscia e/o alla schiena.

Da questa patologia non si può guarire, ma si può controllare, eliminando il dolore ed un eventuale gonfiore dell'articolazione.
L'artrosi di per sé non dà necessariamente dolore, a volte però, si infiamma con tutti i sintomi tipici.

La prima cosa da fare è il risparmio articolare, cioè evitare le attività che sforzano di più l'articolazione, per chi fa sport come il calcio o il tennis dovrebbe fermarsi.
Vista l'età è più probabile che il paziente faccia delle semplici camminate, anche in questo caso è meglio sospenderle.
I medici generalmente consigliano anche di dimagrire per avere un carico minore sul ginocchio, ma è un rimedio che richiede molto tempo ed è difficile da attuare.

I medici generalmente prescrivono degli antinfiammatori per la fase acuta, ad es. il paracetamolo o dei FANS (antinfiammatori non steroidei), ma questi ultimi hanno molte controindicazioni, quindi bisogna stare attenti ad assumerne per periodi prolungati.
Per evitare le controindicazioni dei farmaci si può ricorrere alla fisioterapia, le terapie fisiche più indicate sono il Laser e la magneto terapia, accompagnati eventualmente ad alcune infiltrazioni di acido ialuronico eseguita dal medico all'interno dell'articolazione.
La durata dell'effetto della terapia è generalmente proporzionato al grado di avanzamento dell'artrosi, se è rimasta poca cartilagine potrebbero essere necessari due cicli di terapie annui, in caso di patologia al primo stadio si potrebbe stare bene per molti anni.


Nella gonartrosi avanzata, laddove tutte le terapie non invasive avessero fallito e il dolore è molto forte, la soluzione più efficace è l'intervento; prima si tenta la chirurgia artroscopica per rimuovere eventuali particelle di cartilagine degenerata e per regolarizzare le lesioni meniscali se presenti.
Successivamente si prende in considerazione l'intervento di artro-protesi per sostituire l'articolazione.
Se l'osso in cui vanno impiantate è solido, la protesi si inserisce a contatto con l'osso, in caso di ossa particolarmente fragili, capita con gli anziani, si cementano.

Per i giovani che hanno questo problema, se assistiamo ad un difetto d'asse si preferisce intervenire con un osteotomia per correggerlo, così la cartilagine tenderà a usurarsi in maniera omogenea su tutta la superficie, invece che assottigliarsi solo in certe zone.
Oggi si preferisce inserire una protesi monocompartimentale, cioè su un solo lato del ginocchio: mediale, laterale o femoro-rotuleo.
In questo modo si distribuiscono in maniera omogenea i carichi che si sono disassati.

Il protocollo da seguire nella riabilitazione dev'essere concordato con l'ortopedico in base al tipo di protesi impiantata, alla tecnica chirurgica applicata ed alla presenza di esiti cicatriziali.
Generalmente il ricovero dura 7-10 giorni dall'intervento, ma nel caso di riprotesizzazione il tempo di permanenza in ospedale è maggiore.
In questo periodo, la riabilitazione è fondamentale, il paziente deve riuscire ad alzarsi dal letto e camminare autonomamente con i bastoni canadesi prima di essere dimesso. La mobilizzazione passiva e attiva dev'essere iniziata fin dai primi giorni, oltre al ginocchio si dovrà lavorare per non irrigidire l'anca e la caviglia oltre a non indebolire coscia e polpaccio.

Una volta tornato a casa, il lavoro dovrà essere continuato per circa 2-3 mesi prima di poter ritornare alla normale autonomia.

In caso di protesi cementata si può caricare sull'arto operato tutto il peso corporeo anche dopo pochi giorni dall'intervento perché non si deve attendere il tempo necessario alla fissazione dell'impianto.
Se la protesi non è cementata dopo pochi giorni sarà concesso solo il carico sfiorante, poi gradualmente si arriverà al carico completo.


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Alluce Valgo



L’alluce valgo è una deformità del piede molto diffusa nella popolazione adulta e anziana.
I soggetti più colpiti sono generalmente hanno un età superiore ai 40 anni e sono di sesso femminile perché è una patologia legata anche al tipo di calzature.

In principio consiste in una deviazione laterale verso l’esterno della parte distale del primo metatarso che causa un inclinazione dell’alluce verso il secondo dito; ne consegue che le due ossa non sono più in asse come dovrebbero ed è spesso associato a deformità delle altre dita.
L’avampiede si apre “a ventaglio” verso l’interno formando una protuberanza mediale del piede chiamata Cipolla o Nocetta.
Come il ginocchio, anche il piede può avere una deviazione in valgismo, cioè il primo osso metatarsale è inclinato nella direzione dell’altro piede e mentre l’alluce si avvicina distalmente al secondo dito.

Il valgismo dell’alluce, oltre i 30°, si accompagna ad una rotazione della falange e del primo metatarso.
L'alluce valgo è spesso accompagnato ad un altra deformità delle altre dita che diventano a martello o a griffe dal secondo al quinto.



Quali sono le cause?
L’ereditarietà è la causa principale di alluce valgo, solitamente ogni persona con questo difetto ha almeno un genitore o un nonno con la stessa deformità.
I sesamoidi sono due ossa molto piccole di forma quasi circolare (a esagono) nella regione distale e plantare del primo metatarso che costituiscono il punto d’appoggio più importante dell’avampiede
La lussazione di queste due ossa nello spazio intermetatarsale comporta uno stravolgimento anatomico e biomeccanico; infatti queste ossa danno inserzione al Muscolo flessore breve dell’alluce e all’Abduttore dell’alluce.
All’orgine dell’alluce valgo ci sono diverse teorie, il piede piattoegizio (cioè con l’alluce più lungo del secondo dito) e pronato sono fattori che hanno un ruolo chiave nell’avvio di questo processo.



Le calzature sono un elemento importante per l’alluce valgo acquisito, se sono strette in punta spingono le dita esterne verso quelle centrali e i tacchi alti aggravano la situazione aumentando la pressione.
La scarpa stretta e con il tacco alto non è proprio la causa della deformità, può essere l’elemento che provoca i sintomi perché la pressione e lo sfregamento con la cipolla causano infiammazione, borsite e quindi dolore.
L’alluce valgo può essere anche la conseguenza di un artrite, una patologia neuromuscolare, un processo infettivo o un trauma.

 Ho visto signore che presentano un alluce valgo grave, che si sovrappone al secondo dito o che spinge il secondo dito sul terzo, che non avvertono dolore.

Quali sono i sintomi?
Il sintomo principale è il dolore camminando con le scarpe e con la pressione, l'intensità non è altissima, è sopportabile.
La sede del dolore è inizialmente sulla nocetta infiammata, successivamente può ampliarsi sulla pianta del piede.
Un’altra cosa che ho notato è la minor stabilità in condizioni di scarso equilibrio come ad esempio sulle tavolette basculanti.



Come si effettua la Diagnosi?
L’Alluce Valgo è visibile ad occhio nudo, se il paziente ha deciso di sottoporsi ad intervento chirurgico è necessaria la radiografia che mostra la posizione delle ossa e l’angolo di valgismo.



Qual è la terapia?



Negli stadi iniziali, cioè quando il dolore è intermittente, l’infiammazione della cipolla generalmente risponde bene al trattamento conservativo con le terapie fisiche, il Laser CO2 ha dato ottimi risultati in poche sedute.

Quando il dolore è costante e coinvolge la nocetta ma anche l’avampiede, il paziente può decidere di intervenire chirurgicamente.
Esistono diverse tecniche chirurgiche per l’intervento, l’ortopedico valuterà il soggetto, l’età, se ha il piede piatto, lo sport eventualmente praticato ecc., in base a questo consiglierà al paziente il metodo più adatto.


Piede valgo operato
In quest'immagine si vede lo stesso piede (sinistro) dopo aver effettuato per una settimana una seduta di Tecar Terapia al giorno, in cinque sedute si è ottenuto un notevole miglioramento in termini di gonfiore e dolore, la paziente ora riesce a calzare scarpe normali e a guidare.
Da notare che anche l'altro piede (destro) è stato operato 6 mesi prima ed ora è completamente recuperato.
Per qualunque dubbio chiedere al dott. Defilippo sul suo forum.


L’operazione si esegue in day hospital, spesso i pazienti tornano a casa il giorno stesso camminando con le stampelle, devono aspettare almeno un giorno prima di poter appoggiare il piede a terra.
Nel primo mese il piede sarà gonfio e saranno necessarie scarpe molto larghe.
Il dolore migliorerà lentamente, ma nei primi tempi non sarà possibile fare lunghe camminate, è consigliabile tenere il piede sollevato appoggiandolo su uno sgabello e muovendo le dita.

Ho ottenuto buoni risultati con le terapie fisiche (Laser CO2, Tecar e Ultrasuoni) per il dolore e per sgonfiare il piede.



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